martedì 18 novembre 2014

Storia di un racconto

Un mese fa, una piccola casa editrice lanciava un bando per selezionare alcuni racconti da inserire in un'antologia natalizia.

Ho deciso di partecipare e mi sono messa subito al lavoro.


Google Images


Poi il mio apparato respiratorio ha fatto amicizia con un batterio e... non si sono ancora lasciati!
Il che vuol dire che ci ho messo un po' più del previsto per scrivere il racconto, che è uscito molto più lungo del dovuto - il triplo! - e quindi inadatto a quel tipo di pubblicazione.

La mia Me paurosa, però, in quel momento è retrocessa e ha lasciato spazio alla mia Me impavida: ho deciso di inviare ugualmente il racconto, dato che era stato scritto appositamente per quell'occasione, non più a scopo di pubblicazione, ma per avere una valutazione sulla scrittura.

Positiva.
La valutazione è stata positiva. Il racconto è piaciuto. I temi trattati anche.
Mi è stata data la possibilità di pubblicare il racconto a patto di operare dei tagli ridimensionando un po' il tutto.

Io ho accettato, a patto di non intaccare due figure semipresenti nel racconto (non figure principali).

Dopo un paio di giorni ho ricevuto il testo editato.
L'effetto iniziale, subito dopo aver letto le prime righe: non mi ci rispecchio.
Non sono io.
È la mia storia scritta da qualcun altro.

Ci sono alcune soluzioni che mi piacciono anche: "sgranò gli occhi" invece di "spalancò", ma per il resto mi sembra una corsa al taglio in cui si perdono alcune attese (volute!), alcune scene "visive" (immaginate come se fosse un cartone animato), il carattere di alcuni personaggi e un po' di poesia (il mio stile!).

Chi ha corretto, non "vede" le immagini come le vedo io, dei luoghi realmente esistenti mescolati con un tocco di fantasia, e quindi si vanno a perdere alcune sfumature e nell'insieme il racconto sembra quasi un elenco di azioni.

Insomma, che faccio?
Cedo per essere pubblicata, per glorificarmi di avere all'attivo una pubblicazione - che, tra l'altro, non sarebbe a mio nome, perché uso uno pseudonimo - o mi tengo il mio testo e lo pubblico qui per voi?


3 commenti:

  1. Cedi là e poi qua pubblichi il testo intero, o se non si può fare pubblichi qua solo i pezzi che mancano! ;-)

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    Risposte
    1. Ciao Cecilia!

      Nooo, non ho ceduto. Il testo non sarà pubblicato su quell'antologia.
      Per il momento, però, non ho neanche il coraggio di pubblicarlo qui.

      Elimina
  2. Potresti fare entrambe le cose: lì pubblichi, magari discutendo le scelte che ti sembrano meno tue, e conservi la versione originale per una futura pubblicazione su blog o dove vuoi. So che l'editing può essere invasivo, trattandosi di una seconda persona che mette mano al tuo testo, però non dovrebbe trattarsi tanto di un'imposizione dall'esterno, quanto di un confronto fra autore ed editor. Questo nel mondo di frutta candita, lo so. Ci sono casi documentati in cui l'editor falcia senza pietà (Carver) e altri in cui il suo intervento è inesistente. Io credo che un buon editor dovrebbe cercare di tirare fuori il meglio da un racconto, senza però snaturarlo; conservando la voce dell'autore. Se ti sembra che il testo editato non sia più tuo, forse devi ancora abituartici... o forse non è stato fatto un buon lavoro.
    L'ultima parola è tua.

    (Questo mi ricorda che devo ancora fare una cosa...)

    RispondiElimina

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